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Le Basi Navali Italiane

di Cristiano D'Adamo

Durante il periodo 1924-25, come descritto dall’Ufficio Storico della Marina Militare (U.S.M.M.), la Marina assunse un organigramma da considerarsi definitivo. In pratica, sia in termini di struttura organizzativa che di mezzi a disposizione, si doveva assumere che la Marina fosse perfettamente capace di affrontare una molteplicità di situazioni. Nel 1935, l'Ammiraglio Cavagnari dichiarò alla camera dei deputati che "tra le esigenze che maggiormente premono sull’efficienza di una flotta è da considerarsi - come voi sapete - l'attrezzatura delle basi.” Forse, l'Ammiraglio Cavagnari avrebbe fatto meglio ad ammettere che le basi navali italiane non erano pronte ad assumere le onerose funzioni richieste dalle imminenti esigenze belliche.

La Marina classificò le varie basi in diverse categorie.

Solamente La Spezia e Taranto erano considerate base di prima categoria ed aventi un arsenale. Napoli, La Maddalena, Venezia, Pola, Brindisi, Lero (Grecia), Tobruk (Libia) e Massaua (Eritrea) erano considerate di seconda categoria, mentre Cagliari, Messina, Augusta, Trapani e Assab erano di terza. Gli altri porti, tra i quali Portoferraio, Gaeta, Reggio Calabria, Palermo, Valona, Ancona, Pantelleria, Tripoli, Bengasi, Rodi e Chisimaio erano considerati solamente dei punti d'appoggio. Va notato che tra i vari porti non appare Genova.

Le basi maggiori

La Spezia

La Spezia ricevette sostanziali modifiche nel periodo 1930-34 con l’espansione del bacino di carenaggio da 151 a 201 metri e la costruzione dell'officina sommergibili. Successivamente, La Spezia fu ulteriormente ampliata con la costruzione di vari depositi, tra i quali quelli per la nafta ed una darsena foranea che comprendeva le condotte per la nafta, l’acqua e vari servizi elettrici.

La Spezia offriva, ed a dire il vero offre ancora, vicinanza al triangolo industriale, buona protezione aerea ma scarsa accessibilità viaria. Naturalmente, nonostante le varie migliorie adottate durante il regime, la situazione viaria Italiana era fortemente svantaggiata dalla topografia del paese

Taranto

Ricevette migliorie simili a quelle di La Spezia, ma purtroppo il bacino di carenaggio in Mar Grande capace di ospitare navi di oltre 400 metri di lunghezza non fu mai completato. Questo bacino sarebbe servito moltissimo dopo il famoso attacco aereo della notte del 11 novembre 1940. Purtroppo, come molte altre infrastrutture, la data di consegna non coincise con l'attuale repentina entrata in guerra dell'Italia.

Napoli

Nel 1923 l'arsenale, che del resto era di modesta entità, fu chiuso finendo cosi una tradizione che risaliva al periodo Borbonico. Napoli fu testimone di grandi opere di costruzione parte delle quali sono ancora visibili (Stazione Marittima). Vanno, inoltre, ricordati il Molo San Vincenzo per l'ormeggio dei sommergibili e la zona Vigliena. Napoli, in parte per la presenza di ditte quali il Silurificio Italiano, la ditta San Giorgio e Galileo, oltre ai famosi cantieri di Baia, ebbe sempre un ruolo predominante nel sistema portuale italiano. Durante la guerra dei convogli, fu base di partenza d’importanza capitale.

I porti principali erano protetti da un complesso di difese non tutti sotto il controllo della Marina. Infatti, le batterie antiaeree non imbarcate erano sotto il controllo dell’esercito, così come lo erano i vari dispositivi di scoperta, usualmente costituiti da stazioni d’ascolto o d’osservazione. A largo dei porti, la difesa era assicurata dalla presenza di sbarramenti minati predisposti soprattutto per la difesa contro i sommergibili nemici. Inoltre, vi erano difese antinave nella forma di batterie costiere, treni armati, e la difesa contraerea nella forma di cannoni, mitragliere, palloni frenanti, eccetera.

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