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12 ottobre, 1940

di Vince O'Hara

L’8 ottobre 1940, la "Mediterranean Fleet" al completo, con quattro corazzate, due portaerei, un incrociatore pesante, cinque incrociatori leggeri e sedici cacciatorpediniere, lasciò Alessandria per provvedere alla scorta indiretta di un convoglio di quattro piroscafi destinati a Malta. Il convoglio, in parte occultato dal tempo cattivo, arrivò in porto l’11 ottobre senza essere stato avvistato dalle Forze Italiane. Lo stesso giorno, un aereo di linea Italiano, in volo dalla Libia, avvistò parte della "Mediterranean Fleet" a circa 100 miglia a sud est di Malta, mentre era in attesa di scortare tre piroscafi vuoti ad Alessandria. Malgrado i dubbi di Supermarina, circa l’avvistamento da parte di un aereo civile, vari gruppi d’unità minori furono mandati nell’aerea in questione. La XIa Flottiglia Cacciatorpediniere, Artigliere, Aviere, Geniere e il Camicia Nera, al comando del C. Carlo Margotti, col il supporto della Ia Squadriglia Torpediniere, Airone, Alcione e l’Ariel al comando del C. Albeto Banfi, furono mandate in ricognizione nelle acque ad oriente di Malta.

Il comandante in capo britannico, Ammiraglio Cunnigham, imbarcato sul Warspite, stabilì una linea di ricognizione composta da incrociatori e che si estendeva a nord della formazione. L’ultima nave, l’incrociatore leggero Ajax, al comando del Capitano E.D.B. McCarthy stava zigzagando verso levante a 17 nodi a circa 70 miglia a settentrione della flotta e a circa la stessa distanza da Malta. La luna era alta e brillante a solo quattro giorni dalla fase di luna piena.

Nel frattempo, la Ia Flottiglia Torpediniere era in ricognizione verso occidente ad una velocità di circa 17 nodi, in linea di fila, con le navi a circa 5.000 metri di distanza in direzione opposta a quella dell’Ajax. L’Alcione, l’unità più a nord delle tre, avvistò l’Ajax alle 01.37 del 12 ottobre a circa 18.000 metri a sud, sud est. Senza essere stata avvistata dall’incrociatore, l’Alcione riferì del contatto alle altre unità e cambiò corso in direzione dell’unità avvistata. Alle 01.42, l’Airone avvistò l’incrociatore a circa 14.000 metri e così fece subito dopo l’Ariel, l’unità più a sud. La luna era bassa sull’orizzonte ed alle spalle delle unità italiane le quali conversero sull’incrociatore britannico da nord est, est e sud est.

Alle 01.55 l’Ajax avvistò due strane silhouette contro il bagliore lunare; una a dritta ed una a sinistra della prora a circa 3.000 metri. L’Ajax mandò un messaggio visivo, ma avendo ricevuto la risposta sbagliata, cambiò rotta aumentando la velocità. Le unità italiane immediatamente cominciarono l’attacco; alle 01.57 l’Alcione lanciò due siluri a babordo dell’Ajax da circa 1.800 metri. Allo stesso tempo, l’Airone lanciò due siluri a circa 2.000 metri mentre, poco dopo, l’Ariel seguì con un lancio singolo. I cinque siluri mancarono il bersaglio, anche se a questo punto l’Ajax non era ancora sicuro di essere sotto attacco. L’Airone, che si stava avvicinando a grande velocità, tolse gli indugi agli inglesi aprendo il fuoco da circa 700 metri con il cannone mentre era in procinto di lanciare due siluri. L’Ariel seguì immediatamente dopo l’Alcione ma il siluro lanciato da questi fu dirottato dalla scia dell’Airone. Dopo aver scambiato 15 salve l’unità si allontanò per attaccare da un’altra direzione.

L’azione balistica tra i 100mm imbarcati sulle torpediniere e i 152mm dell’Ajax fu breve. L’Airone sparò quattro salve molto velocemente colpendo l’Ajax due volte sul ponte ed una volta a sei metri dalla linea di galleggiamento causando un incendio in un ripostiglio. L’Ajax ridusse la velocità a 25 nodi cambiando direzione costantemente per evitare i siluri e le cannonate. La distanza si era ridotta a soli 300 metri quando l’Ajax rispose al fuoco; i suoi proietti da 152 immediatamente distrussero l’Airone. Subito dopo, le mitragliatrici aprirono il fuoco devastando i ponti ed alla fine uno dei due siluri lanciati pare che abbia colpito l’Airone causando enormi danni con morti e feriti tra l’equipaggio. Alle 02.05 l’Airone era fermo ed stava affondando lentamente.

L’Ajax rivolse le batterie sull’Ariel aprendo il fuoco a meno di 4.000 metri colpendo prima il ponte e poi lo scafo causando un incendio violento ed un’esplosione. L’Ariel, gravemente danneggiato, alle 02.05 affondò rapidamente portando con se il Comandante e gran parte dell’equipaggio. Quando l’Alcione ritornò, dopo una lunga manovra, la nave inglese era sparita, l’Ariel affondato e l’Airone in preda alle fiamme ed in procinto di affondare. L’unità non potette far nulla se non salvare 125 naufraghi; la metà degli equipaggi. L’Airone affondò alle 02.35.

Questa prima parte dello scontro era stata un fallimento; dei sette siluri lanciati, nessuno aveva colpito l’Ajax. Le navi Italiane avevano avuto difficoltà a determinare la distanza, l’angolo e la velocità del bersaglio causando errori nel tiro. Inoltre, i siluri erano stati configurati per moto a bassa velocità e questo complicò i calcoli del tiro soprattutto a causa dei repentini cambiamenti di direzione e velocità del bersaglio. Considerando che i siluri erano stati lanciati da tre angoli diversi e molto vicini al bersaglio, i risultati furono particolarmente negativi causando l’esito fatale dello scontro.

Nel frattempo, la XIa Flottiglia Cacciatorpediniere, che era in perlustrazione ad occidente della zona dello scontro con il Geniere in testa, seguito dall’Aviere, Artigliere e Camicia Nera, avendo ricevuto il messaggio dell’Alcione delle 0.45 si diresse a nord alle 01.56 e localizzo l’Ajax alle 02.10. Questi, già in stato di allerta, colpì l’Aviere alle 2.18 a prora causando allagamenti ed impedendo il lancio dei siluri. L’Aviere cambiò direzione e si allontanò. L’Artigliere, capo squadriglia, avendo cambiato rotta in direzione nord alle 01.50, riuscì ad avvistare l’Ajax solamente alle 02.29. La luna era appena tramontata riducendo la fluorescenza che aveva aiutato l’Ajax ad individuare le navi Italiane. Dopo ogni salva, a causa della mancanza di polveri per uso notturno, l’equipaggio dell’Ajax perdeva visibilità. Nei primi due minuti, le unità Italiane avanzando ad alta velocità e zigzagando ebbero la meglio colpendo l’Ajax quattro volte, distruggendo il radar ed una delle batterie da 102. L’Artigliere lanciò un siluro alla dritta dell’Ajax, ma allo stesso tempo questi, avendo inquadrato l’unità, la colpì uccidendo il Comandante Margottini, causando un vasto incendio e l’interruzione dell’attacco. Dopo soli tre minuti i cannoni dell’Artigliere erano quieti e l’unità immobile nell’acqua.

Le altre due unità rimasero d una certa distanza. Il Camicia Nera si avvicinò alle 02.47, aprendo il fuoco un minuto dopo a circa 5.000 metri. L’Ajax rispose ma entrambe le unità mancarono il bersaglio. L’Ajax, credendo che le due unità nemiche fossero incrociatori, approfittò della cortina fumogena generata dal Camicia Nera per dileguarsi. Il Geniere lo seguì ad una certa distanza, ma senza iniziare il combattimento. Il resto della squadra dell’Ajax arrivò troppo tardi per prendere parte al combattimento. L’Ajax ebbe 13 morti e 22 feriti, sparò 490 proietti da 152 e 4 siluri. I danni furono riparati prontamente e l’unità fu di nuovo in azione il 5 novembre.

Il Camicia Nera cominciò il rimorchio dell’Artigliere, ma dovette abbandonare l’operazione la mattina seguente a causa dell’arrivo di due incrociatori inglesi. L’incrociatore pesante York affondò l’Artigliere alle 09.05 col siluro. Una squadra Italiana composta da tre incrociatori pesanti e tre cacciatorpediniere lasciò Messina ma arrivò troppo tardi per ingaggiare gli inglesi e salvare l’Artigliere.
Analisi

Quest’azione merita un’analisi a vari livelli. Gli storici britannici, quasi universalmente, descrivono come la Royal Navy stabilì una superiorità morale sulla flotta Italiana a seguito della battaglia di Punta Stilo. Questo scontro notturno, il primo combattuto dalle due marine, fu il più importante nello stabilire la relazione tra le due Marine. Dopo Punta Stilo, la Regia Marina non esitò mai a dispiegare le sue forze, nafta permettendo, per contrastare, in condizioni favorevoli, gli inglesi. Infatti, una delle ragioni per cui Cunnigham aveva quattro corazzate in mare era in funzione del fatto che " quattro navi da battaglia Italiane erano state avvistate in mare, l’intera flotta usci per scortare la missione...". Nel modo in cui Supermarina avrebbe potuto considerare Punta Stilo un pareggio, l’azione del 12 ottobre certamente non lo permise; infatti, Supermarina deve essere rimasto molto delusa dai risultati. I cacciatorpediniere e le torpediniere Italiane erano considerate ben addestrate, quasi unità speciali. Durante l’attacco all’Ajax ottennero la sorpresa ed attaccarono con decisione e da vicino, ma non conclusero nulla con il loro armamento principale, il siluro. L’analisi di Marcantonio Bragadin appare essere la riflessione sulle conclusioni di Supermarina:

"I risultati della battaglia diedero molto da riflettere. Il nemico era scampato con solo pochi colpi di cannone dell’Airone e dell’Ariel. Danni questi simili a quelli ricevuti dall’Aviere. La Regia Marina, invece, aveva perso un cacciatorpediniere e due torpediniere, unità queste tra le più efficienti e con ottimi comandanti. Le navi che erano entrate in contatto con il nemico si erano comportate con onore ed avevano generato l’ammirazione del nemico. Ma bisogna ammettere che le navi Italiane erano tecnicamente inferiori a quelle Inglesi almeno per quello che concerne gli scontri notturni. I risultati dello scontro con l’Ajax furono ...".

Bragadin, grazie ad informazioni ottenute nel dopoguerra, concluse che il radar tipo 270 imbarcato sull’Ajax all’inizio della battaglia fu responsabile del risultato finale. "L’inferiorità può essere spigata solamente dal fatto che l’Ajax aveva il radar". Altri storici danno meno importanza al ruolo giocato dal radar nel successo dell’Ajax. James Sadkovich scrive " L’Ajax fece fuoco visualmente perché il radar tipo 270 non poteva essere usato per la telemetria, ma gli italiani erano illuminati dalla luna ed il radar diede avviso solo della loro presenza. Bernard Ireland, asserisce categoricamente: "L’Ajax non utilizzò il radar che era disegnato per la rilevazione di aeroplani ed il quale, in ogni modo, era stato danneggiato delle vibrazioni causate dall’artiglieria".

A quel tempo, le rilevazioni della battaglia erano corrette da entrambi le parti. Da parte Italiana, due squadre, una dopo l’altra, avevano attaccato un incrociatore inglese isolato, con aggressività e a corto raggio e furono malamente sconfitti infliggendo danni minimi. Dal punto di vista inglese, un attacco da parte di quattro cacciatorpediniere e due incrociatori era stato repulso con "risoluzione e destrezza", infliggendo seri danni al nemico. Ognuna delle parti, dai fatti, generò conclusioni opposte; La Regia Marina evitò azioni notturne mentre gli inglesi le cercarono.

In un certo senso sia Supermarina che l’Ammiragliato usarono i risultati di questo scontro per confermare decisioni prese nell’anteguerra in riguardo ad azioni notturne. Anche se la Regia Marina aveva condotto esercitazioni notturne negli anni 20, negli anni 30 " fu deciso di non intraprendere azioni notturne" e i cannoni, da 203 fino ai 381, non furono dotati di polveri senza fiamma. La Royal Navy, invece, aveva condotto esercitazioni notturne e la sua dottrina raccomandava la ricerca del nemico di notte (anche se non fornirono le polveri adatte). Queste furono le lezioni impartite durante l’azione del 12 ottobre; ma erano corrette?

Jack Green e Alessandro Massignani si pongono la giusta domanda quando offrono una risposta parziale " Sia i resoconti inglesi che quelli italiani parlano di grande capacità da parte degli equipaggi, ma come è possibile che almeno sette siluri, lanciati da varie direzioni falliscano il bersaglio? Parte di questo fallimento è certamente la brillante azione diversiva condotta dal McCarthy, infatti l’Ammiraglio Pridham Wippel dirà più tardi che egli condusse la nave con prontezza, abilità e grande determinazione".

McCarthy combattette un’ottima battaglia, ma le tattiche italiane contribuirono al suo successo. In breve, le squadriglie italiane sperperarono il vantaggio della sorpresa, attaccarono di slancio ed assistettero inermi al tiro dell’Ajax da così breve distanza. Se si compara questa azione navale notturna con altre condotte durante la IIa Guerra Mondiale, l’analisi che segue è importante: Commentando su quest’incidente dopo la guerra, l’Ammiraglio Eberhard Weichhold, che era l’ufficiale di collegamento tedesco a Roma nel 1941 ed in seguito il comandante in capo nel Mediterraneo, attribuisce le perdite italiane alla chiarore della notte ed al numero limitato di navi impiegate durante l’azione tattica.

La Ia Flottiglia ottenne la sorpresa più per via delle circostanze che per volontà, portando l’attacco da varie direzioni, ma fallendo miseramente con grande costo. Ognuna delle torpediniere aveva quattro tubi lanciasiluri montati al centro e avrebbe dovuto essere in grado di lanciare una salva dalle quattro armi. Invece, i siluri furono lanciati solo a metà, ad eccezione dell’Ariel che lanciò solo con un’arma. Dodici siluri lanciati simultaneamente sarebbero stati molto più pericolosi che due siluri lanciati indipendentemente.

Per di più, data la tattica dell’attacco, la prassi seguita da altre marine sarebbe stata quella di lanciare siluri ad alta velocità ad una distanza maggiore, fino a 6.000, girare ed aspettare i risultati. I cacciatorpediniere non evrebbero dovuto ingaggiare un incrociatore con il cannone. Invece, le unità italiane sperperarono la sorpresa avvicinandosi troppo, permettendo al nemico di scoprirli prima dell’attacco. I cacciatorpediniere fecero ancor peggio attaccando ad intervalli di 15 minuti contro un nemico in guardia. Ad eccezione dello sfortunato Artigliere, i loro attacchi non erano molto vigorosi. I danni inflitti dall’Ajax furono prodotti da breve distanza, dai 300 ai 4000 metri. Paradossalmente, l’incrociatore procurò dei danni a se stesso a causa dell’uso dei cannoni a così bassa elevazione e per un periodo di tempo elevato. Malgrado il fatto che le navi italiane abbiamo colpito l’Ajax ben sette volte, i cannoni da 100 o 120 inflissero dei danni all’armatura proporzionalmente molto inferiori a quelli che un’arma da 152 avrebbe potuto infliggere. Cacciatorpediniere e torpediniere furono in grado di affondare incrociatori, basti vedere ai casi del Haguro, Edinburgh, Charybdis, Helena, Barbiano e Giussano, ma in questi casi fu il siluro e non il cannone l’arma in questione. Non un solo incrociatore fu affondato durante la guerra dall’artiglieria di un cacciatorpediniere.

Quest’azione inoltre suggerisce la presenza di un errore di concezione nell’uso di torpediniere quali mezzi offensivi. Un MAS, dieci volte più piccolo, avrebbe potuto trasportare quattro siluri con il vantaggio di essere molto più elusivo, ma allo stesso tempo alquanto proficuo come dimostrato dall’affondamento del Manchester. In retrospettiva, il risultato di quest’azione indicò, almeno da parte Italiana, la necessità di un maggiore addestramento e un cambiamento di tattica. Il Valore, anche se necessario, non era la qualità essenziale necessaria per il comando di queste piccole navi; controllo e coordinazione avrebbero servito meglio. In questo caso, l’Ajax fu messo in condizione di abbattere gli avversari uno dopo l’altro. Un attacco in massa, con un voluminoso uso delle armi avrebbe servito meglio nel caso d’unità minori contro una maggiore. La tragedia della Regia Marina fu che le conclusioni raggiunte dopo questo scontro furono quelle sbagliate e così cedette il passo al nemico.

Tradotto dall'Inglese da Cristiano D'Adamo ed edito da Francesco Cestra

Bibliografia:

Bragadin, The Italian Navy in World War II Greene & Massignani, The Naval War in the Mediterranean 1940-1943 Ireland, The War in the Mediterranean 1940-1943 Sadkovich, The Italian Navy in World War II Cunningham, A Sailor's Odyssey Brown, Warship Losses of World War II Rohwer & Hummelchen, Chronology of the War at Sea 1939-1945 Gill, Royal Australian Navy 1939-1942 Macintyre, The Battle for the Mediterranean Footnotes: 1. Cunningham 278 2. Bragadin 39-40 3. Bragadin 40 4. Sadkovich 88fn 5. Ireland 48 6. Cunningham 278 7. Greene and Massignani 39 8. Greene and Massignani 98 9. Gill 225


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