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13 dicembre, 1941
di Cristiano D'Adamo
Affondamento del Da Barbiano e Di Giussano
Il libro "Il Vero Traditore", uno dei testi più importanti sul tema dell’ULTRA, scritto dal Professor Alberto Santoni, ha sulla copertina una fotografia degli incrociatori Da Barbiano e Di Giussano; questa non è una coincidenza. Dopo la battaglia di Gaudo e Matapan, lo scontro notturno del 13 Dicembre 1941 fu uno dei disastri navali più grandi della Marina, e come la famosa battaglia, fu causato dagli effetti micidiali della superiorità tecnica inglese. L’unica differenza fu il servizio informazioni inglese che a Matapan fu vago, ma in questo caso micidialmente accurato. Alla fine del 1941, la situazione nell’Africa Settentrionale era disastrosa e le forze inglesi stavano avanzando sotto l’impeto dell’operazione "Cruisader" (Crociato). Il carburante era quasi finito; i veicoli dell’Asse non potevano operare, gli aerei assegnati alla difesa di Tripoli non potevano volare e la disfatta appariva inevitabile. Ancora una volta, la Marina fu chiamata a consegnare scorte alla colonia assediata. Dicembre fu une mese terribile. Con l’arrivo della forza B a Malta il 29 Novembre al comando dell’Ammiraglio Rawling e forte degli incrociatori Ajax e Neptune e dei cacciatorpediniere Kimberly e Kingstone, gli inglesi asserirono il controllo sul Mediterraneo centrale. Dopo l’arrivo della M/n Veniero il 1 dicembre, le susseguenti navi (Capo Faro, Adriatico e Mantovani) furono tutte affondate con gran perdita di materiale e personale. Fu allora deciso di scortare I convogli utilizzando la corazzata Duilio che avrebbe dovuto provvedere alla sorveglianza del Mediterraneo Centrale. Purtroppo, appena la Duilio rientrò in porto, gli inglesi riapparvero. In casi disperati si usano misure disperate e così il 4 dicembre fu deciso di usare navi militari per il trasporto dei vettovagliamenti per la Libia. L’incrociatore Cadorna riuscì a consegnare carburante e personale da Taranto a Bengasi e ’11 dicembre il Da Barbiano e Di Giussano lasciarono Palermo diretti a Tripoli. Nel frattempo, grazie agli intercettamenti di ULTRA, gli inglesi erano perfettamente al corrente dei piani italiani. Dopo essere stati avvistati da aerei inglesi, I due incrociatori al comando dell’ammiraglio Toscano rientrarono in porto. Con il previsto arrivo di un grande convoglio per la Libia, la Regia Aeronautica era in disperata necessità di carburante. Fu così che I due incrociatori, nuovamente carichi di carburante in gran parte sistemato in coperta in bidoni (100 t. di benzina, 250 t. di diesel, 600 t. di nafta, 900 t. di vettovaglie e 135 militari) lasciarono Palermo il 12 dicembre. L’incrociatore Bande Nere, a causa di una avaria, non potette partire con il convoglio e fu invece mandata la torpediniera Cigno. Nel frattempo, I cacciatorpediniere Sikh, Legion, Maori e Isaac Sweers, quest'ultimo olandese, lasciarono la forza K di Gibilterra per unirsi alla forza B all comando del Capitano Stroke. La formazione inglese fu avvistata da un Cant.Z.1007bis (1), ma velocità e direzione diedero a Supermarina l’effimera illusione che i due incrociatori avessero abbastanza margine per evitare gli inglesi. Nel frattempo, sotto le guide di ULTRA, gli inglesi aumentarono la velocità allo scopo di raggiungere gli italiani. Alle 3.15 del 14 dicembre, con l’aiuto del Radar e completamente di nascosto, gli inglesi manovrarono in posizione di lancio e lanciarono dieci siluri. Il Di Giussano fu in grado di sparare tre salve prima di essere affondato, mentre il Da Barbiano fu immediatamente trasformato in un inferno di fiamme. Il Cigno si oppose, ma senza nessun risultato. Le unità inglesi sparirono così velocemente come erano arrivate. Il Cigno riuscì a salvare 500 naufraghi, altri raggiunsero la costa ed altri ancora furono salvati da M.A.S. italiani. Più di 900 uomini (2), tra cui l’ammiraglio Toscano, perirono. L’unico errore inglese fu nel credere che il Bande Nere fu presente allo scontro, ma questo fu probabilmente causato dal fatto che l’ordine per la sostituzione della scorta al il Cigno non fu trasmessa via radio e quindi non potette essere intercettata. (1) James J. Sadkovich "The Italian Navy in World War II" (2) James J. Sadkovich asserisce che le casualità furono 1225. (3) Alberto Santoni, "Il Vero Traditore" |
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