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Introduzione
di Cristiano D'Adamo
Durante il periodo dal 1925 al 1940, la Regia Marina dedicò vaste risorse al rafforzamento delle forze subacquee introducendo 50 sommergibili oceanici, 89 di medio tonnellaggio, 2 da trasporto e 50 costieri. All'inizio delle ostilità l'Italia possedeva 117 unità di cui solo 7 erano categorizzate quali obsoleti.
Le prime unità medie furono quelle della classe Mameli di 830 tonnellate costruite nel 1929. Unità successive furono di stazza superiore. Nel 1932, l'Italia cominciò a costruire i sommergibili della classe 600, unità di sole 650 tonnellate. La stessa configurazione fu mantenuta sui Sirena (12 unità), sui Perla (10 unità) e sugli Adua (17 unità). La classe Platino, di cui furono costruite 13 unità, dislocò 710 tonnellate. Dall'esperienza guadagnata durante i primi giorni del conflitto mondiale, la stazza delle nuove unità fu aumentata. Le 13 unità classe Tritone raggiunsero le 905 tonnellate. I primi sommergibili di larga stazza furono le 4 unità della classe Balilla. Queste unità a doppio scafo di 1.405 tonnellate furono varate nel 1928. Modelli successivi furono ridotti a 1.100 tonnellate con la sola eccezione dei 4 sommergibili oceanici della classe Ammiragli e dei due da trasporto della classe R. Quasi tutte le unità medie e grandi erano dotate di un singolo cannone montato a prua della torretta. Alcune unità avevano un secondo cannone sulla torretta o immediatamente a poppa della medesima. Tubi lanciasiluri erano istallati a prua ed a poppa. Normalmente, unità di stazza media avevano due tubi a poppa e quattro a prua. Alcuni modelli avevano due complessi di quattro tubi mentre la classe Bragadin ebbe i tubi poppieri sostituiti da sistemi posamine. Le unità più grandi avevano di norma otto tubi (quattro e quattro), ad eccezione dei Balilla che avevano solo due tubi poppieri. Il Foca, costruito quale posamine, avevano solo due tubi istallati sotto i dispositivi posamine poppieri. I sommergibili oceanici classe Ammiragli erano equipaggiati con sei tubi a prua e quattro a poppa, ma invece dei siluri da 533 mm, utilizzavano silurotti da 450 mm. La classe R, usata esclusivamente per il trasporto, non aveva tubi lanciasiluri. Il sistema di propulsione era costituito da motori diesel per la navigazione di superficie e motori elettrici per quella sommersa. La classe Ammiragli e Balilla aveva un terzo motore diesel usato in superficie per generare elettricità ed azionare i motori elettrici, così permettendo lunghe crociere a bassa velocità. Anche se sin dal 1922 la Marina aveva iniziato ricerche su sistemi di navigazione immersa usando i motori diesel (schnorchel), il sistema ideato dal Maggiore Pericle Ferretti non fu mai utilizzato. Anche quando la Regia Marina stava collaborando con la Marina tedesca, lo schnorchel, il sistema di origine olandese usato dai tedeschi non fu mai utilizzato impedendo così la propria utilizzazione dei sommergibili. Dopo la caduta della Francia, l'Italia poté utilizzare la base atlantica di Bordeaux, così eliminando il pericoloso attraversamento dello Stretto di Gibilterra. L'Ammiraglio Donitz cercò di integrare le unità italiane nei quadri tedeschi, ma le deficienze tecniche delle unità italiane, incluso l'alto profilo e la lenta immersione, portarono queste unità ad operare indipendentemente principalmente nell'Atlantico centrale e meridionale. -------------------------------------------------------------------------------- Adattato dal libro di Gino Galuppini "Guida alle navi d'Italia", 1982 Arnoldo Mondadori Editore |
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